Visione

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

È davvero ampio il campo semantico della parola visione: funzionamento della facoltà visiva, falsa percezione (allucinazione) della realtà o sua distorta percezione (illusione), modo di concepire la realtà nella quale si è inseriti (visione del mondo), percezione o esperienza di qualcosa senza intervento della facoltà visiva.
Questi sono solo alcuni significati, la cui vastità e complessità non impedisce però di avvicinarvisi. Nella parola visione si raccoglie una serie di valori e punti di riferimento condivisi, di regole e leggi accettate, di scopi e obiettivi capaci di motivare a un impegno e di dare un senso all’esistenza. Cultura «riflessa», non quella «diffusa» che è destinata a vedere ridotta la conoscenza a semplice constatazione dei fatti e le relazioni ad anonime o interessate occupazioni di spazi contigui.
Quand’è così, la visione finisce per essere l’orizzonte nel quale una persona colloca in maniera sensata sé stessa, le sue energie, le sue attese, le sue emozioni, le sue relazioni e ciò che, a partire da esse, realizza. La visione allora diviene molto più che un mero sapere. La visione – di sé, del mondo, di un progetto, di una relazione – implica infatti sempre una valutazione consapevole e comporta un sentirsi pienamente coinvolti, fino a esigere l’impiego di energie, interiori ed esteriori.
Cosa sono, se non questo, le visioni che diventano arte o quelle che portano a ingaggiare vere e proprie lotte perché la propria visione diventi carne e sangue in ambito socio-politico? Ciò è possibile «solo per mezzo di una disciplina e di un superamento continuo di sé stessi» (R. Guardini).
Di visioni e di «visionari» abbiamo bisogno per uscire dalla morsa di condizioni prodotte da un’epoca segnata da abbondanza di mezzi e scarsità di fini.
Coltivare una visione contribuisce a definire la propria mai conclusa identità, fa cogliere la realtà come spazio di relazioni possibili e spinge a cercare instancabilmente per sé un posto nella società. Soprattutto nei momenti in cui si fa esperienza di un ordine perduto. In quante occasioni ci si trova in presenza di irrisolte crisi interiori, di smarrimenti di valori o di dolorose chiamate a scelte per niente conciliabili tra loro!
Sono questi i momenti in cui avere una visione dinamica di sé e del mondo aiuta a non ridurre la realtà che si vive in cocci non più componibili; contribuisce a superare la tentazione di cristallizzarsi in illusori modelli di esistenza sterili perché sempre uguali a sé stessi. Rendendo così evidente il desiderio di autenticità e di spontaneità vitale che dovrebbe caratterizzare la normale esistenza di ogni persona.

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