Rimpianto

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Il romanzo Il tè nel deserto di P. Bowles (1949), dal quale il regista Bertolucci ha tratto l’omonimo bel film (1990), descrive il tormento interiore di Kit. Una donna assai segnata dalla fatica che tutti facciamo quando, per un motivo o per un altro, siamo chiamati a metterci in gioco e cerchiamo di allontanare accuratamente scelte che comportano responsabilità, soprattutto se possono cambiare il corso della nostra vita.
Nel bel mezzo dell’impegno per non farsi travolgere dal pianto convulso che la sta assalendo e che accompagna questo suo stato interiore, Kit sembra trovare sollievo, addirittura gioia, solo al pensiero di potersi affrancare da ogni responsabilità grazie a George, che sembra disposto ad assumersele per entrambi. Prova gioia solo al pensiero che «nessuna delle azioni che era possibile intraprendere o non intraprendere poteva cambiare minimamente il risultato […] e che era impossibile sentirsi in qualche modo colpevole, e perciò altrettanto impossibile provare rimpianto, o, soprattutto, rimorso».
Di fatto, a differenza di quello che Kit può auspicare per sé, non vi sono scelte o azioni neutre. E questo fa sì che difficilmente si possa evitare il rimpianto. Evitare cioè di sentirsi trascinati verso il passato per scelte fatte o non fatte o solo rimandate. C’è sempre qualcosa che manca all’appello, anche se non necessariamente in forma patologica, per chi intende la vita come conquista.
Derivata da un composto di piangere, la parola rimpianto è un richiamare alla mente situazioni, relazioni e progetti, con la consapevolezza di esserseli fatti sfuggire. Il rimpianto è altro, quindi, rispetto alla nostalgia o al rimorso. Se la prima è in fondo memoria positiva e piacevole, il rimorso è il sentimento di prostrazione e di colpa per un errore commesso.
Rimpianto è insomma sentire il bisogno di rendere conto, essenzialmente a se stessi, dei «sì» e dei «no» detti a gran voce o solo sussurrati in alternativa ad altre possibilità che continuano, nonostante le decisioni prese, a fare capolino in maniera più o meno insistente, mostrando un loro lato ancora promettente.
Certo, non è piacevole vivere in compagnia del sentimento di rimpianto se prende dimora stabile, perché può provocare la paralisi o comunque contribuire a sviluppare paura, timidezza e rifiuto di scegliere. È quello che avviene soprattutto quando non si vive in maniera pacificata con se stessi e con la vita; quando non si è capaci di confrontare i pensieri e le emozioni con la realtà di quello che si è e nella quale si vive; quando non si è disponibili a perdonare a se stessi avendo poca o nessuna fiducia nel futuro.

Rimpianto

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