Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
La facilità con la quale si assurge al ruolo di opinionisti nella nostra frettolosa società non aiuta a cogliere il senso di una parola intorno alla quale si è interrogata la cultura in tutte le epoche.26
Come indica la derivazione etimologica – dal latino opinari, col significato di ritenere, supporre, discutere – l’opinione ha la stessa forza di una convinzione, senza avere però il carattere della definitività. Per cui, avere un’opinione non coincide col semplice «dire la propria» su qualcosa o su qualcuno. Tanto che nell’esporla, occorre poter motivare l’opinione in modo ragionevole, pur senza la pretesa che venga accolta.
Gli atteggiamenti da coltivare a proposito delle opinioni, a cominciare dalle proprie, sono la disponibilità al confronto leale e la libertà interiore. Per questo, in presenza di ulteriori conoscenze acquisite, Aristotele non esclude la possibilità di sostenere una posizione diversa da quella già espressa (Analytica posteriora, I, 33). Sempre però è necessario formarsi un’opinione difendibile, forte e articolata, attraverso una qualificata documentazione che metta a confronto pareri alternativi.
Certo, un’informazione ipertrofica e il carattere liquido e complesso della nostra società rendono sempre meno facile l’analisi critica che porta al formarsi di un’opinione. In alcuni ambiti, compreso quello politico, si registrano opinioni che nulla hanno a che vedere con la realtà, sempre più spesso soppiantata dalla rappresentazione che di essa decidono di dare i padroni della comunicazione. È su questa base che proliferano eccesso di relativismo culturale, comoda semplificazione e goffe giravolte, di cui si nutrono le fiere dell’ovvietà e le indecorose arene, che qualcuno si ostina a chiamare dibattiti pubblici.
Tutto ben descritto da A. Schopenhauer, nel suo L’arte di ottenere ragione esposta in 38 stratagemmi: «A essere capaci di pensare sono pochissimi, ma opinioni vogliono averne tutti: cos’altro rimane se non accoglierle belle e fatte da altri, anziché formarsele per conto proprio?».
Sviluppare un’opinione degna di questo nome richiede disciplina mentale e disponibilità ad annoverare tra le fonti di informazione anche le argomentazioni di quanti portano opinioni diverse dalla propria; con la possibilità di sentirsi spinti ragionevolmente a decostruirle.
È l’esercizio che raccomandava alle comunità dei suoi monaci San Benedetto, al capitolo terzo della sua Regola: tutti devono essere ascoltati, compreso i giovani, nella convinzione che ogni membro della comunità abbia una parte di saggezza da comunicare, e per questo cita la Bibbia: «Non fare nulla senza consigliarti, non ti pentirai di averlo fatto» (Siracide 32,19).