Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
Pur non essendo unico, l’approccio di G. Simmel al segreto contiene in sé gran parte degli elementi che permettono di neutralizzare i pregiudizi che circondano questa parola. Il sociologo tedesco riconosce al segreto una natura essenzialmente relazionale; nel senso che, in ogni relazione, ciascuno gode di una sfera ideale impenetrabile all’altro. Sta a ognuno decidere quanto ampi debbano essere i confini di questa sfera, quanta parte del suo contenuto debba essere condiviso, su quanto di esso è permesso affacciarsi e quanto invece debba conservare la natura di santuario dalla soglia invalicabile.
Affermare l’esistenza di una sfera personale di interiorità e la possibilità che essa venga gelosamente custodita non autorizza subito, come spesso avviene nelle relazioni, a pregiudizi e sospetti. Resta insopportabile questo modo di accostare la parola segreto alla quale, nella sensibilità moderna e nell’immaginario collettivo, continuano ad accompagnarsi i connotati di opaco, di fosco e di menzognero. Eppure non è questo il valore originario del latino secretum, dal verbo composto se-cernere (separare, distinguere).
Nella dinamica concettuale, alla definizione del segreto si arriva attraverso l’individuazione di un bene di particolare valore e la decisione di separarlo da ciò che tutti possono sapere, tenendolo per sé. Segreto: parola, custode di un mondo che è prima e va oltre le apparenze. Misteriosa e meravigliosa solo se la si libera da ogni ambiguità.
A parziale giustificazione dello scivolamento semanticamente negativo che accompagna la parola segreto vi è il ricorso che vi si è fatto in alcuni periodi storici. Nell’ordinamento romano, ad esempio e non solo, al segreto, oltre che per una effettiva protezione di aspetti sensibili della vita pubblica, si è fatto ricorso per occultare scelte discutibili se non scellerate. In questi casi si è chiamato segreto la menzogna, forma rozza e deformata del segreto.
La segretezza, quando è vissuta con lealtà e rispetto reciproco, resta una risorsa indispensabile per relazioni costruttive e non soffocanti. Diventa custode di una interiorità nella quale il singolo ha la possibilità di maturare con gradualità una personalità che ha bisogno di tempo per strutturarsi; facendo semmai anche esperienza di sconfitte.
Insomma, non sempre è possibile offrire le chiavi della propria interiorità né è agevole raccontare i percorsi interiori, fatti normalmente di conquiste, ma anche di battute di arresto e passi indietro. Stiamo parlando infatti di un mondo che, per la sua delicatezza, rischia ad ogni piè sospinto di essere profanato con l’ironia, il tradimento o il ricatto.