Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”
Il termine carisma è stato introdotto da M. Weber nelle scienze sociali dando luogo attraverso le sue riflessioni, a una vera e propria «teoria del carisma». Di fatto, il sociologo tedesco trasferisce il concetto di carisma, adattandolo, dalla tradizione cristiana alle dinamiche delle scienze sociali.
La parola carisma – dal greco χάρισμα (dono divino, favore gratuito), a sua volta derivante da χάρις grazia – è piuttosto rara nella letteratura profana greca e, benché saldamente attestata come realtà, è presente due sole volte nell’Antico Testamento. È l’apostolo Paolo, nelle sue lettere, a ricorrere più spesso alla parola carisma, inteso come dono spirituale di cui gode ciascun membro della comunità. Dono indispensabile per edificarla, non necessariamente straordinario o inusitato. E, soprattutto, da non intendere come privilegio da vivere a proprio vantaggio.
Il carisma è per il servizio. Sempre portatore della novità creatrice e sorprendente dello Spirito, che rischia di essere mortificato o del tutto spento quando qualcuno, singolo o istituzione, decide di autoproclamarsi legittimo dispensatore di carismi e unico deputato a riconoscerli. Con la pretesa, semmai, di assommare in sé tutti i carismi. Il frutto di questa appropriazione indebita, in ambito religioso o laico, è una concezione piatta e appiattita della vita, nella quale prosperano gli spiriti servili e ingrossano le file dei mediocri.
Nella sua opera Il leader, M. Weber secolarizza la concezione paolina e disegna così l’identikit della persona carismatica: «Dotata di forze sovrannaturali, sovrumane o almeno forze specifiche e proprietà non disponibili ad altre persone». Studi successivi ci hanno consegnato una concezione più realistica della persona carismatica, capace di coltivare in sé e nelle relazioni – come scrive Aristotele nella Retorica – logos, pathos ed ethos. La persona carismatica cioè armonizza in sé le capacità di comunicare, risvegliare emozioni e suscitare credibilità morale.
C’è un rapporto stretto tra carisma e doti umane. Quanto più tale rapporto cresce perché coltivato, tanto più emergono con chiarezza le differenze tra le forme autentiche e quelle contraffatte del carisma. Di queste ultime sono testimoni coloro che si innamorano del loro carisma, tanto da chiedere, esigere e provocare continua attenzione su di sé e sulle proprie azioni. Più che carismatiche, queste sono persone ossessionate. Riducono il carisma a estensione dell’ego, mentre quello autentico non sopporta l’autoreferenzialità e l’autopromozione che, nella migliore delle ipotesi, rendono insopportabili e ridicoli.