Valore

Rubrica de Il Sole 24ore “Abitare le parole”

Il campo semantico della parola valore ha una estensione pressoché universale. Interessa cioè numerosi aspetti della realtà: dalla logica all’estetica, dall’arte all’economia, dalla morale alla religione. Tra questi, però, gli ambiti nei quali è più presente la parola valore sono l’economia e la morale. Ed è proprio la presenza così capillare del termine valore a farne un termine polisemantico e, più di altri, esposto a un uso troppo soggettivo. In conseguenza di tutto ciò, ogni generazione si sente autorizzata a lamentare “perdita di valori” nella generazione successiva alla propria, e a denunziare un inevitabile cambio di paradigma nell’assiologia [dal greco άξιος (valido, degno) e λογία (studio)], nella disciplina cioè che studia la gerarchia dei valori con la quale sono chiamati a misurarsi il singolo e la comunità.
Derivata dal verbo tardo latino valēre e in un’accezione non ristretta all’ambito morale, la parola valore può riferirsi a una persona o a un oggetto/prodotto. Nel primo caso, il valore è ciò che i latini chiamavano virtus, e cioè l’insieme di doti e capacità intellettuali, temperamentali, relazionali o professionali. È il valore che Machiavelli riconosce al Principe. Nella stessa linea si colloca Dante, per il quale è «vuoto di ogni valore» chi, per debolezza mentale e caratteriale, esercita scarso influsso (Commedia, Paradiso, XXI, 15). Poi, nel secondo caso, la parola valore è utilizzata per definire il costo di un oggetto o di un bene qualsiasi.
Oltre questi due significati, la parola valore, già con Diogene Laerzio e con Cicerone, è «ogni contributo a una vita conforme a ragione» (VII, 105) e «ciò che è conforme alla natura o ciò che è degno di scelta» (De finibus bonorum et malorum, III, 6,20). I valori, insomma, intesi come riferimenti scelti consapevolmente per orientare la propria condotta e per dare un senso alle proprie azioni. Come con forza straordinaria fa Van Gogh dipingendo I mangiatori di patate. Opera con la quale intende fare esplicitamente della sua arte veicolo per trasmettere valori, che possono essere etico-morali, dottrinali, ideologici, sociali ed estetici. Comunque, rappresentano ciò a cui ci si ispira e a cui si aspira per ritenersi appagati.
Perché i valori assumano importanza nella vita e nelle scelte di una persona, è indispensabile interiorizzarne i contenuti, fino ad avere chiara la scala dei “propri” valori. Valori inculcati senza lo sforzo di assimilarli o senza che se ne comprenda il senso, rischiano di ingrossare le file di quanti mancano di valori di riferimento o degli osservanti ottusi ed infelici. Il carattere positivamente complesso delle società moderne impone con sempre maggiore urgenza il problema della integrazione dei valori, che permetta il perseguimento di obiettivi condivisi, senza tradursi in inconcludente eclettismo assiologico o in comodo relativismo, figlio del relativismo gnoseologico di Protagora, basato sul presupposto che «l’uomo è misura di tutte le cose».

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