Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Con l’aggiunta del prefisso intensivo ri, la parola ricerca rimanda al latino circum (attorno) e al tardo latino circare (andare intorno). Sicché la ricerca è un “delimitare con un cerchio”, circoscrivere un ambito sul quale concentrare la propria attenzione sistematica. Fino a trovare ciò che prima non era visibile, evidente o spiegabile. Oltre a essere orientata allo sviluppo della società e a migliorare la vita di tutti, la ricerca è anche una esigenza interiore, che Senofane giustifica così: “Gli dei non hanno certo svelato ogni cosa ai mortali fin da principio, ma, ricercando, gli uomini trovano a poco a poco il meglio”. Ed è quello che è accaduto nei vari campi del sapere e del vivere. Farmaci, terapie, nuove conoscenze e più efficaci sistemi diagnostici sono risultato di ricerca, spesso lunga, faticosa e poco conosciuta.
Dopo il periodo di rigida separazione tra ricerca di base e ricerca applicata, le speranze di sviluppo legate alla ricerca dipendono sempre più dalla “ricerca di frontiera”. Quella trans e interdisciplinare che, indipendentemente dal fatto che riguardi discipline scientifiche o umanistiche, è ritenuta “ricerca scientifica” in forza del rigore nel metodo, della sistematicità nello studio e della ripetibilità dei procedimenti.
È senza dubbio cresciuta la consapevolezza dei vantaggi che porta con sé la ricerca e il patrimonio di conoscenze che ne deriva. Ma provoca, nello stesso tempo, amarezza constatare che di fatto sulla ricerca e sulla formazione si investe sempre di meno. Dimenticando che la quantità e la qualità delle risorse e delle strutture che un Paese destina alla ricerca riflettono l’interesse che questo ha per il proprio futuro. Più che “un appuntamento al buio con la conoscenza” (W. Harvey), la ricerca è sguardo attento sul presente con l’obiettivo di contribuire fattivamente al suo sviluppo integrale. I frutti della ricerca infatti non investono solo il benessere economico e non riguardano solo il miglioramento della qualità della vita in genere. La ricerca può/deve riguardare chiunque abbia voglia di spingersi oltre, liberarsi dalla autoreferenzialità e coltivare sogni. Per sé e per le realtà nelle quali è inserito. Il ricercatore è, in fondo, un sognatore. Egli vede ciò che ancora non c’è e investe energie perché possa esistere. Con passione e competenza. In ogni ambito. Non escluso quello che riguarda la strada da percorrere e la propria realizzazione umana. È la ricerca della verità di sé. Non meno importante di qualsiasi ricerca in ambito tecnologico, essa richiede altrettanto rigore, passione e dedizione. Come tale, anche la ricerca di sé non ha limiti e procede per passi successivi, lenti e generalmente sorprendenti. Lo sguardo interiore che accompagna tale ricerca può presentare i caratteri di un processo destabilizzante, che porta alla indeterminatezza e alla messa in discussione di tutto. È il momento in cui è importante avere accanto un compagno di viaggio capace di prestarti occhi e cuore sapienti.