“Ho letto una volta di una disputa, a tratti surreale, fra due dei più grossi scienziati del secolo scorso, Hans Bethe e Leó Szilárd.
Si racconta che i due discutessero a proposito della opportunità di tenere un diario delle cose viste e vissute, delle persone incontrate, delle emozioni e dei pensieri suscitati.
Sembra che il primo avesse detto al secondo – il quale intendeva scrivere un diario, ma non per sé, per memoria di Dio – che il suo progetto non aveva molto senso, perché probabilmente «Dio sapeva già tutto».
E si dice che Szilárd avesse risposto: «Sì, certo, ma non conosce la mia versione».
Questo aneddoto mi è ritornato in mente leggendo il libro di don Nunzio Galantino, che è un diario pubblico, scritto per se, per Dio, per gli altri; quasi a riaffermare l’importanza di cercare – e trovare – sempre il tempo per fermarsi a riflettere, per annotare quel che ci accade, per ricordare; certamente a significare che solo tenendo insieme i propri ricordi con quelli degli altri, la propria identità con quella degli altri, solo rimanendo legati a Dio, solo sottraendosi alla vertigine di una corsa solitaria e senza sosta, solo cercando la luce nell’oscurità che attraversiamo si riesce – se non a vedere a intravedere – la verità delle cose, e a ridare un senso alle parole.
Una fra tutte attraversa questo libro, confine. …”
(leggi il testo completo della Prefazione di Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero per la comunicazione della Città del Vaticano)
“Sul confine. Incontri che vincono le paure” (Piemme)
Descrizione del Libro: “Confine” è la parola che attraversa l’intero libro con la duplicità del suo significato: da un lato limite, linea che separa, barriera; dall’altro area condivisa, linea di contatto fra due regioni, soglia. Nunzio Galantino prova a ripercorrere, in queste pagine, i confini che ha conosciuto: quelli eretti a Lesbo col filo spinato per segregare persone esuli e affamate dipinte come nemici delle nostre culture, economie e democrazie; quelli che, in Romania, allontanano dai nostri occhi i bambini abbandonati; quelli, sottilissimi, dove abitano i malati sospesi fra la vita e la morte e, ancora, i confini rappresentati da quelle esistenze “periferiche” destinate a incarnare la società dello scarto. In un “diario pubblico” denso di esperienze vissute, di scambi con religiosi, politici e intellettuali impegnati ad affrontare le attuali emergenze sociali, di confronti con gli scritti di vari autori e gli insegnamenti di papa Francesco, Galantino invita a riflettere sui muri che abbiamo dentro di noi, sull’indifferenza, sugli sbarramenti innalzati per proteggerci da presunte minacce e che, invece, ci rinchiudono in orizzonti sempre più ristretti. E mostra che solo lasciandosi attrarre dall’oltre, solo attraverso il dialogo – che non è cedimento né compromesso, ma capacità di ascolto e desiderio di conoscenza – è possibile fare incontri che accrescono la nostra umanità, generano saggezza, danno origine a nuovi modi di vivere.