Anche in questa domenica, le letture della Liturgia ci aiutano a comprendere la vera identità del discepolo di Gesù. Al centro del Vangelo odierno la chiamata e la missione da parte del Signore di settantadue nuovi discepoli. Si tratta di un numero simbolico, che richiama l’insieme di coloro che sono destinati a rendere testimonianza al Signore su tutta la terra.
La motivazione di questa iniziativa la spiega Gesù stesso: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate …”. Per troppo tempo questa considerazione di Gesù ed il suo invito a pregare sono stati ridotti, nell’interpretazione comune, ad una sorta di lamentela per lo scarso numero di preti e religiosi. Forse è vero anche questo, ancora ai nostri giorni! Ma, con quel “la messe è abbondante…”, Gesù invita soprattutto a guardare in maniera nuova al nostro mondo, nel quale il Padre ha posto tante belle e straordinarie realtà!
E proprio perché la messe è abbondante – e quindi piena di cose belle – c’è bisogno di persone consapevoli di tutto il bello e il buono che sta nel mondo. Gesù avverte soprattutto la scarsità di uomini e donne capaci di riconoscere e valorizzare quanto di bello e buono c’è nel mondo.
Al tempo di Gesù, come ai nostri tempi, sono troppi i discepoli e ministri che hanno un fiuto allenato solo a riconoscere il male! Dimenticando che il male lo vincono solo le persone libere, generose e leali. E queste persone – dice Gesù – sono poche! “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate …”. “Mancano operai del bello, mietitori di speranza, contadini che sappiano far crescere germogli di un mondo più giusto, di un’umanità più positiva, più umana” (E. Ronchi).
Per questo, ai settantadue – cioè a tutti noi – Gesù dà dei veri e propri comandi: sono i verbi della missione, tutti indispensabili e tutti legati tra loro: “Pregate … Andate … Non portate né bisaccia … Dite pace a questa casa … Restate in quella casa … Guarite i malati… Annunciate il Regno di Dio… Uscite sulle piazze…”.
Un’ultima annotazione. La missione alla quale i discepoli sono chiamati deve essere caratterizzata dalla “gioia”. Non una gioia facile ed effimera, che scaturisce dal “successo” della missione; piuttosto, una gioia ben radicata, fondata sul fatto che: “I vostri nomi sono scritti nei cieli”, espressione con la quale si vuole alludere alla gioia interiore e forte che nasce dalla consapevolezza che si sta camminando nella sequela del Signore. E seguire il Signore è imparare da Lui a spendersi per gli altri, non mettere limiti alla disponibilità di sé e delle proprie cose. Quando si vive così non si è al riparo dalle difficoltà, non si è garantiti nei confronti di niente e tantomeno di se stessi. Si è sicuri, però, di camminare verso il pieno compimento della volontà del Padre.
» XIV Domenica Tempo Ordinario, 7 luglio 2019