Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Domanda – Dal latino de-mandare (affidare o raccomandare), la domanda è un enunciato col quale si esprime il desiderio di conoscere e di sapere qualcosa fino – afferma qualcuno – a poterla dominare. Sempre comunque la domanda nasce dalla curiositas. Essa infatti è insieme desiderio di conoscenza, voglia di ricerca e bisogno di crescere in sapienza. «Potete giudicare quanto intelligente è un uomo dalle sue risposte. Potete giudicare quanto è saggio dalle sue domande» (N. Mahfouz).
In generale la domanda presuppone un atto di fiducia verso il rispondente che si ipotizza “domini” un pezzo di conoscenza maggiore e/o a un livello più approfondito. Più autorevole è il rispondente maggiore spessore avrà la risposta e più ampio diventerà il perimetro della domanda successiva.
Il rispondente non è sempre e comunque una persona. Alcune domande, soprattutto quelle che nascono vivendo, trovano risposta solo nella vita, innescando dinamismi virtuosi che fanno amare e non temere ciò che afferma Charlie Brown: «Quando pensi di avere tutte le risposte, la vita ti cambia tutte le domande» costringendoti – aggiungo io – a ricominciare. Lo farai però solo se sei una persona aperta e libera interiormente, capace di meraviglia di fronte al nuovo che sempre raggiunge il cuore e la mente delle persone libere.
Non so quanto peso dare a una ricerca condotta nel Regno Unito. Da essa è emerso che le mamme vengono sottoposte direttamente o indirettamente a 288 (?) domande in media, al giorno, dai figli; 23 domande all’ora. La ricerca sottolinea come le bimbe siano più curiose dei bimbi e che il soggetto preferibilmente interpellato sia la mamma e non il papà. Al di là della “misura” della curiosità, mi pare interessante sottolineare il desiderio di conoscere che caratterizza soprattutto i piccoli. Le domande infatti affiorano più facilmente quando il cervello è sgombro da preconcetti e libero da ideologie e quando il cuore è aperto alla realtà e pieno di fiducia verso il rispondente.
Il piacere della domanda e quindi la voglia di sapere non possono farsi strada in chi pensa di dover sempre dimostrare di sapere tutto e di bastare a se stesso. La domanda è apertura di credito verso la conoscenza/esperienza dell’altro e nei confronti della sua affidabilità.
Il modo di porre domande è anche la spia della serietà/professionalità di alcuni intervistatori. Che dire di domande incalzanti – vere e proprie “messe all’angolo” – rivolte a persone non protette e, al contrario, di domande ossequiose e rigidamente concordate rivolte ai “potenti”? Altro che “domande” come fonte conoscenza, di scambio e di crescita! «La cosa importante – afferma comunque A. Einstein – è non smettere mai di domandare. La curiosità ha il suo motivo di esistere. Non si può fare altro che restare stupiti quando si contemplano i misteri dell’eternità, della vita e della struttura meravigliosa della realtà. È sufficiente se si cerca di comprendere soltanto un poco di questo mistero tutti i giorni. Non perdere mai una sacra curiosità».