Sentirsi riportare al centro. Al centro della propria vita e delle proprie progettualità. Questo possono farlo soltanto incontri intensi e relazioni vere.
Incontri che possono materializzarsi anche attraverso una lettura, e relazioni che stabiliscono reciprocità tra persone e storie diverse. Quando ci lasciamo riportare al centro della nostra vita e delle nostre progettualità possiamo fare esperienze sorprendenti; di quelle che vanno in direzione diversa da quelle che predica e pratica la cultura prevalente.
Chi oggi scommetterebbe, ad esempio, sulla positività di un’esperienza: quella della “mendicanza”?
È la condizione umana di cui si occupano, sin dal titolo, pagine lette in questi ultimi giorni. La mendicanza: una condizione vera, reale e dura da sentirsi addosso. Eppure essa corrisponde esattamente a ciò che siamo, specie nel nostro mondo occidentale.
Mendicanti, sì. Ma attenzione, mendicanti non di ciò che ci serve per sopravvivere, ma di ciò che ci può far vivere. La nostra povertà è, ancor più spesso che materiale (anche se i bisogni di milioni di fratelli sono anche di questo tipo), una povertà esistenziale. È povertà di relazioni. Quelle vere. È povertà di senso. Quello che, a volte, spariglia le carte della vita; ma che, ritrovato, riscalda il cuore e rimette in moto la volontà. ….
Testo completo – Il Sole 24 Ore – Editoriali e commenti – 7 aprile 2018, pag. 6