Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Fedeltà – L’etimologia della parola fedeltà rimanda al latino fidelitas, derivato da fides (fede). La radice sanscrita fid (legare) evoca l’impegno di lealtà e coerenza rispetto a legami e obblighi assunti. Anche, se non prima di tutto, nei confronti delle persone. Tenendo presente che «La perfezione dell’uomo non sta nella sola acquisizione della conoscenza astratta della verità, ma consiste anche in un rapporto vivo di donazione e di fedeltà verso l’altro. In questa fedeltà che sa donarsi, l’uomo trova piena certezza e sicurezza» (Giovanni Paolo II, Fides et ratio, 32). È la certezza e la sicurezza che caratterizza la fede/fiducia/fedeltà. Questa infatti non è semplice adesione a una verità. È piuttosto un «mettere il piede su un terreno solido (…). Atto con cui l’uomo decide di affidarsi, di aderire, di credere in piena libertà» (E. Bianchi).
Nella Costituzione italiana (art. 54) si legge: «Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi. I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge». È ciò che fonda la cittadinanza attiva. Un dovere che impegna governati e governanti. Un dovere che si fonda sul presupposto della libertà interiore della persona. Non si può essere fedeli se non verso chi vuole e rispetta la nostra libertà; se non verso chi vuole e lavora per il bene comune; se non verso chi coerentemente e onestamente opera e produce. In questo caso, la fedeltà rende amici della verità e sostiene il coraggio e la passione (politica) che spingono a cercare e a servire il vero ed il Bene comune. In un contesto dinamico e di fedeltà creatrice, che rifiuta la ripetitività e la staticità.
Lo stesso vale “per sempre” del “sì” coniugale: non è giuramento di fedeltà statico. È piuttosto un ossimoro: un obbligo scelto in piena libertà. È infatti conferma continua dell’adesione al progetto di vita comune, fiducia nella relazione, perseveranza nell’amore, senza per questo negare l’identità personale che fa capire a chi, a cosa e fino a che punto si è fedeli. Ciò fa della fedeltà non una costrizione ma l’espressione più alta della libertà. Ciò rende impegnativa e faticosa la strada della fedeltà coniugale. Essa impone infatti di leggere, interpretare ed accogliere l’identità dell’altro, giorno dopo giorno ponendola in un rapporto di reciprocità con la propria identità perché «solo chi ha fede in se stesso può essere fedele agli altri» (E. Fromm).
Ricerca del vero, accettazione, coerenza, costanza e libertà, sono ingredienti indispensabili per vivere la fedeltà, della quale «niente è più nobile, niente più pregevole. L’essere fedeli e sinceri sono le eccellenze e le istituzioni più sacre della mente umana» (M. T. Cicerone).