Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Bilancio – «Non rinviamo niente: chiudiamo ogni giorno il bilancio con la vita. Il difetto maggiore dell’esistenza è di essere sempre incompiuta e che sempre se ne rimanda una parte» (Seneca).
Di previsione, d’esercizio, dello Stato, delle competenze, della vita, dell’esperienza, di una rappresaglia, della pace … il termine bilancio è in genere declinato secondo l’attributo del quale si richiede l’equilibrio o se ne fa un resoconto.
Il bilancio è legato al tempo o meglio allo scadere di una unità di misura temporale: un anno solare per il suo significato in Economia, un periodo di formazione per le competenze acquisite, un ciclo per l’esperienza vissuta, un evento con una sua durata ben precisa.
Nella giornata che segna il passaggio da un anno solare a un altro, scandendo il tempo (Kronos), il bilancio è l’occasione per analizzare azioni e gesti compiuti. Ma anche per progettarne altri, in continuità o in evidente rottura con i primi. È così che Kronos (il tempo che scorre) diventa Kairos (tempo opportuno). Opportuno per rimettersi in cammino, per ricucire relazioni spezzate o per risanarne di malate. È in nostro potere porre le premesse perché il prossimo bilancio volga al positivo attraverso l’adozione di decisioni, aspirazioni, comportamenti; gesti “penultimi” dai quali ripartire per ripensare i modelli di costruzione o di ricostruzione della propria vita e di ciò che ci circonda. L’impegno costante a trasformare Kronos in Kairos è un modo intelligente e responsabile per partecipare alla “Ri-Creazione” del mondo, gettandovi dentro con passione la propria esperienza e la propria sensibilità. Ma anche i propri limiti.
Ripensare, in vista del bilancio, modelli culturali, comportamentali ed affettivi può essere fonte di smarrimento iniziale e di necessario travaglio. Poi l’orizzonte rischiara. Soprattutto se, nel tempo che scorre, si è capaci di ritagliarsi momenti di sosta e di silenzio, terreno di coltura per uno sguardo distaccato da se stessi e aperto a nuove opportunità. Sono tappe necessarie per preparare un bilancio “consolidato” con le classiche colonne del “dare” e “avere”. Queste però, nel bilancio della vita, non sono mai rigidamente distinte tra loro. A quanti eventi, decisioni e relazioni dagli esiti poco esaltanti fanno da contrappeso scelte, gesti e azioni che restituiscono il respiro e la voglia di continuare ad esserci senza accontentarsi! Insomma: «Non importa quanti ottimi affari tu concluda, quanti milioni di dollari tu possa guadagnare, o quanta gente ti rispetti. Alla fine, è solo al tuo cuore che devi rendere conto di ciò che hai realizzato. È questo l’unico bilancio che conta» (S. Bambarén).