Il gesto di Gesù che si immerge nel Giordano per farsi battezzare da Giovanni Battista mise fortemente in crisi la prima comunità cristiana. Per capirne le ragioni dobbiamo ricordare che al Battista si avvicinavano quanti riconoscevano le proprie mancanze e, con l’aiuto di Dio, si impegnavano a iniziare una nuova vita. La loro era, quindi, un’espressione di rottura con il peccato e di volontà di conversione. Comprendiamo, perciò, l’imbarazzo nell’annunciare che Colui che non aveva peccato si mette in fila con i penitenti, mescolato fra loro…
In realtà, quello che poteva apparire come un massaggio scandaloso altro non è che un’esplicitazione di ciò che abbiamo celebrato nel tempo di Natale: la disponibilità di Gesù a immergersi nel fiume dell’umanità, a coinvolgersi nel peccato degli uomini, a condividere il loro desiderio di liberazione e di superamento di tutto ciò che allontana da Dio e rende estranei ai fratelli. Come a Betlemme, anche lungo le rive del Giordano Dio dunque mantiene la promessa di prossimità a ogni uomo; Gesù ne è il segno concreto e definitivo.
Il battesimo, che apre la vita pubblica del Messia, è una scelta che riceve un triplice sigillo: si aprono i cieli, che il peccato aveva chiuso; lo Spirito, che era sceso all’inizio della creazione, scende in pienezza su Gesù; la voce del Padre – proprio nel momento in cui il Figlio si fa solidale con i peccatori – ne conferma l’identità e la missione.
Il Battista, a sua volta, lascia emergere che Gesù è “il più forte”, la cui forza sta nella capacità di vincere il maligno; è Colui che ha dignità sponsale nei confronti dell’umanità; è, infine, Colui che immergerà gli uomini non solo nell’acqua, ma nel suo Spirito, che è principio di vita nuova.
A questo punto comprendiamo perché più volte Papa Francesco abbia sottolineato l’importanza di sapere la data del proprio battesimo. L’ha fatto proprio per ricordare quanto sia decisivo “conoscere il giorno nel quale siamo stati immersi in quella corrente di salvezza di Gesù”. Ignorarlo significa esporsi al rischio di perdere la memoria di quello che il Signore ha fatto in noi – ha spiegato –, la memoria del dono che abbiamo ricevuto, finendo per considerarlo solo come un evento che è avvenuto nel passato e non il Sacramento nel quale siamo diventati nuove creature e siamo stati rivestiti di Cristo, innestati nella relazione di Gesù con Dio Padre. Grazie al Battesimo, ci ha ricordato a più riprese il Papa, siamo capaci di perdonare e di amare anche chi ci offende e ci fa del male; riusciamo a riconoscere negli ultimi e nei poveri il volto del Signore che ci visita e si fa vicino. Insomma, più che la tappa che scandisce sociologicamente la nostra iscrizione al registro della parrocchia, quel giorno costituisce l’impegnativa carta d’identità del credente.
Battesimo del Signore, 7 gennaio 2018