Non schierarsi in maniera “gridata” e chiedere un confronto sereno e motivato su temi, quali guerra/pace, accoglienza/rifiuto, vita/morte è ritenuto preventivamente una colpa. Rifiutarsi di partecipare alla fiera dei luoghi comuni, della banalizzazione e della semplificazione vuol dire già esporsi al dileggio. Rifiutarsi di partecipare al tifo curvaiolo – fatto di insulti gratuiti, sospetti ingiustificati, delegittimazione amplificata e calunnie gridate – vuol dire essere iscritti, de plano, nel registro dei perdenti. Non m’è parso vero, allora, poter partecipare a un evento nel quale, con realismo e con il desiderio di confrontarsi, si è affrontato il tema della mobilità umana. Per l’originalità dell’approccio a un tema ridotto ormai a insopportabile merce di scambio elettorale sulla pelle di persone profughe e rifugiate, mi è capitato di incrociare ancora una volta il pensiero di un “irregolare” della cultura del Novecento: Ernesto Balducci. … (testo completo)
Il Sole 24 Ore – Editoriali e commenti – 16 dicembre 2017, pag. 8