La solennità di Cristo Re dell’universo conclude il cammino dell’anno liturgico, ricordandoci che la vita del creato non avanza “alla cieca”, ma procede verso una meta finale: la definitiva manifestazione di Cristo, Signore della storia.
Ecco allora che, nella solennità odierna, trovano risposta definitiva le tante domande che possono essere sorte, domenica dopo domenica, nel confronto tra messaggio evangelico e vita quotidiana, tra celebrazione e vita concreta. La storia che viviamo, dunque, ha un senso, un orientamento finale, una logica che la attraversa orientandola verso il suo compimento in Cristo.
Ed è proprio Gesù, nel brano evangelico odierno, a ricordarci quale sia questa logica che deve illuminare e guidare i nostri passi quotidiani. Si tratta della logica dell’amore concreto, della carità vissuta, soprattutto verso gli ultimi, i più bisognosi, gli esclusi dalla società, i sofferenti. Poiché dice il Signore: “tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Egli stesso, infatti, si identifica con loro, è presente nelle loro persone, si lascia incontrare nel loro disagio e nella loro “piccolezza”.
Tutto ciò potrebbe apparire persino in contraddizione con la solennità che stiamo celebrando. Come può essere? Proclamiamo Cristo Re dell’universo e, contemporaneamente, diciamo che Egli è realmente presente nei fratelli più disagiati ed in difficoltà? Ma che razza di re è questo? Dov’è la sua forza, il suo potere, il suo lustro? E dov’è il suo esercito, dove sono i suoi sudditi?
In realtà, per comprendere la grandezza del suo Regno, dobbiamo lasciarci rieducare la mente e il cuore dalla sua Parola e dal suo esempio. Cristo è davvero il Re dell’universo, ma… al modo di Dio! Ciascuno di noi è invitato a prendere parte al suo “regnare”, accogliendo i suoi insegnamenti e mettendoli in pratica. Se sarà questo il nostro impegno, la carità vissuta con generosità e gioia trasformerà la nostra esistenza e, alla conclusione del nostro cammino, anche noi potremo sentirci rivolgere la benedizione: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo”.
Oggi, dunque, il Signore ci ricorda che, nell’ottica della gioia eterna, non è possibile pensare di amare veramente Dio ed onorarlo, senza che ciò si traduca in un impegno di carità fattiva verso i fratelli più bisognosi e sofferenti; chi vuole seguire Cristo, impari a riconoscerlo nei più “piccoli” e a servirlo nelle loro reali necessità.
Ma questa celebrazione ci richiama anche alla consapevolezza che l’esortazione di Gesù a percorrere la strada dell’amore concreto diventerà per noi, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, criterio di giudizio, un dono di cui rendere conto con responsabilità e verità.
» XXXIV domenica del Tempo Ordinario, Cristo Re – 26 novembre 2017