La gravità della situazione venutasi a creare dopo la strage sulla Rambla di Barcellona, il bisogno di confermare la vicinanza già espressa da papa Francesco alle vittime e alle loro famiglie e la serietà professionale di autori e conduttori mi hanno convinto a interrompere il digiuno mediatico che mi ero imposto per questo periodo.
Ho accettato di partecipare alla trasmissione «La vita in diretta». Stando in studio ho potuto ascoltare riflessioni e commenti pacati e competenti, che mi hanno permesso di tornare su un evento che purtroppo, per modalità ed esiti, non presenta niente di nuovo: partecipazione composta, riflessioni capaci di spazzar via luoghi comuni deleteri, ma anche tentativi di sciacallaggio. Anche questi, previsti e sempre più insopportabili e stucchevoli.
A liberarmi subito da questi ultimi sono stati, lo ripeto, la composta competenza degli ospiti, la pertinenza delle domande e i servizi dalla Rambla, trasformata in luogo di morte dalla furia omicida di giovani drogati da ideologia di morte e corrotti da un cattivo maestro. … (testo completo)
Il Sole 24 Ore – Editoriali e commenti – 26 agosto 2017 – pag. 8