Rubrica de “Il Sole 24ore” Abitare le parole / Meraviglia – «E se voi sapeste in cuore la meraviglia dei prodigi quotidiani della vita, la sofferenza non vi stupirebbe meno della gioia» (K. Gibran).
La meraviglia, diversa dallo stupore, non è un sentimento, non è nemmeno un atteggiamento e non è nemmeno una predisposizione dell’anima. La meraviglia – dal termine latino Mirabilia (Cose ammirevoli) e dal verbo Mirari (Guardare con meraviglia) – è una qualità personale, presente in ciascuno di noi e bisognosa di essere coltivata.
Nel pianeta terra vengono riconosciute le “sette meraviglie”. Sette monumenti o luoghi ritenuti particolari/speciali per determinate caratteristiche. Alle “sette meraviglie” se ne aggiunge sempre una ottava, ciascuna sempre diversa a seconda del luogo in cui ci si trova. Ma … «Tu tienimi e io mi trasformerò in meraviglia, tra le tue mani, al caldo, quel caldo che di notte fa cresce re il grano» (Chandra Livia Candiani).
Allontanandoci dall’idea un po’ troppo circoscritta di Aristotele, per il quale la meraviglia è inizio delle domande, e parafrasando Chandra Livia Candiani, direi che nel pianeta terra – di per sé una meraviglia – esistono oltre 6 miliardi di persone/meraviglie. Ahimè solo potenziali! Lo diveniamo infatti solo quando riusciamo a realizzarci totalmente; quando riusciamo a riconoscere il posto che vogliamo occupare e cosa vogliamo farne dello spazio che occupiamo; quando riusciamo a scandire il ritmo della quotidianità realizzando la normalità di un lavoro meritato; quando riusciamo a mantenere un’amicizia fraterna per tutta la vita; quando conquistiamo e difendiamo un amore e/o una vocazione; quando generiamo vita. Convinti che come «Un granello di sabbia rispecchia la meraviglia dell’universo. [Così] Un figlio dimostra la meraviglia che siamo» (P. Coelho).
In fondo a ognuno di noi c’è un sottile filo di meraviglia che non smette mai di offrire l’opportunità di scoprire altre meraviglie, e quindi di vivere e di vedere coinvolto il proprio cuore e tutto ciò che è e sa di essere rispetto a un evento, a una storia, a una persona. Purtroppo eventi passati, relazioni finite male e, in genere, storie dolorose possono ridurre la delicata e fragile capacità di meraviglia fino a spegnerla, ricacciandoci nell’anticamera di una vita affollata da esseri delusi, tristi, stanchi e rinunciatari. Perché «Chi non è più capace di fermarsi a considerare con meraviglia e venerazione è come morto: i suoi occhi sono chiusi» (A. Einstein).
» Meraviglia. Vivere con il cuore coinvolto – Abitare le parole