Nella pienezza del Tempo Pasquale, la liturgia continua a guidarci per tradurre nella nostra vita quotidiana i frutti della Pasqua di Resurrezione. E lo fa ponendo dinanzi a noi la storia di fede di singoli credenti (Maria di Magdala, Tommaso, i due discepoli di Emmaus) e della prima comunità cristiana. Lungo questo cammino, due insegnamenti di fondo emergono con nitidezza.
Anzitutto, l’esigenza di passare da una fede esteriore e superficiale ad un rapporto personale e profondo con Gesù, che ci permetta di sperimentarlo come compagno di strada lungo le tappe della nostra vita.
Poi, la consapevolezza che coloro (il singolo o la comunità) che hanno detto “SI” a Gesù non sono per questo dispensati dalle difficoltà del cammino: il rapporto col Signore (l’esperienza religiosa) non è una sorta di “assicurazione contro il rischio”, ma un incontro rigenerante che dà senso e valore alla nostra esistenza.
Ne è esempio l’esperienza della prima comunità cristiana (prima lettura). Non deve stupire il fatto che essa, crescendo e ampliandosi, abbia sperimentato anche dei conflitti interni e delle incomprensioni, magari dovuti a banali motivi concreti. Tutto ciò è stato, infatti, per i primi cristiani motivo di maturazione nella fede e nell’amore reciproco. Ma è anche servito loro per comprendere meglio, passo dopo passo, la volontà di Dio su ciascuno e scoprire i doni con cui il Signore ha arricchito la comunità, per il bene comune. Solo così il popolo di Dio vive e cresce non come un generico ed anonimo gruppo di persone, ma come un insieme di “pietre vive”, congiunte (strette) a Cristo, “per la costruzione di un edificio spirituale” che è la Chiesa.
Nel percorre questo itinerario, acquista tutta la sua forza l’esortazione di Gesù ai discepoli (Vangelo): “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me”. Non abbiate paura! Non temete la difficoltà del quotidiano, non abbiate paura se dovete fare i conti con la persecuzione o se vivrete l’esperienza dello scoraggiamento, per limiti vostri e altrui! La strada è tracciata ed è sicura: “Io sono la via, la verità, la vita” dice Gesù.
Dunque, per superare la paura che paralizza, che fa fuggire e ci spinge a desistere, c’è una sola “via” da percorrere, che in realtà è una persona: Gesù Cristo. Come fare? Ripercorrendo la sua vita, facendola diventare la nostra vita. Si tratta dunque di compiere i suoi gesti, di amare come lui amava, servire i fratelli dando precedenza agli ultimi, opporsi a ciò cui lui opponeva, adottare la logica del Regno di Dio. Ma non si tratta di “imitare” il Signore, come se fossimo una specie di sua brutta copia; si tratta invece di lasciarci guidare dallo Spirito, perché la grazia di Dio agisca in noi e attraverso noi, superando i nostri limiti e le nostre resistenze.
» V Domenica di Pasqua, 14 maggio 2017