Anche in questa IV domenica di Quaresima la liturgia mette al centro alcuni temi con significato battesimale: l’elezione del consacrato (prima lettura) ed il passaggio dalle tenebre alla luce, con l’episodio del cieco nato (Vangelo).
Il racconto dell’elezione di Davide vuole dirci che i criteri con i quali il Signore chiama e giudica non hanno niente a che fare con i nostri schemi interessati e, talvolta, ottusi.
Come ottusi erano gli schemi con i quali venivano giudicate le malattie dagli interlocutori di Gesù ed anche dai discepoli: “Signore, chi ha peccato, lui o i suoi genitori?”.
Di fronte a questa visione distorta, Gesù prendendo spunto dal comportamento dei suoi interlocutori, indica invece una strada nuova per stare nel mondo e per rapportarci tra noi.
I tratti fondamentali di questo nuovo modo di vita possono essere sintetizzati proprio nella storia del cieco nato.
In lui, il passaggio dalla cecità alla luce avviene grazie all’incontro con Gesù. Un cambiamento inaspettato e radicale della sua esistenza, proprio com’era capitato alla samaritana. Ma va anche messo in rilievo l’atteggiamento giusto con cui il cieco vive quest’incontro di salvezza. Egli non si presenta gonfio di presunzione, come i farisei; ma senza infingimenti, non nascondendo la sua situazione di mendicante, marginalizzato dalla sua comunità. Probabilmente, di molti nostri peccati non riusciamo a liberarci proprio perché non li riconosciamo.
E poi il cieco si pone nei confronti di Gesù in un atteggiamento di piena fiducia, accettando di compiere due gesti proposti dal Maestro: si lascia spalmare il fango sugli occhi e va a lavarsi nella piscina di Siloe. La conversione è sempre frutto dell’accoglienza di quanto il Signore fa in noi e per noi; è una “novità” di Dio che richiede, però, la nostra partecipazione attiva.
Oggi, anche noi veniamo chiamati a passare dalle tenebre alla luce, nell’intimo del nostro spirito e nella concreta vita quotidiana. Se non vogliamo però che tutto ciò resti soltanto un pio desiderio, dobbiamo imparare a dare nomi precisi alle “tenebre” ed alla “luce”.
Tenebra è il peccato riconosciuto, ma non ripudiato; tenebra è agire per pregiudizio, accomodarsi nella pigrizia o nelle opinioni dominanti; tenebra è la presunzione di essere degli “arrivati” e di non avere bisogno di nessuno.
Queste tenebre possono essere squarciate dall’incontro con Gesù, che getta luce sulla nostra esistenza e può riconciliarci con una vita operosa, degna di essere vissuta e condivisa, proprio come quella intrapresa dal cieco nato dopo l’incontro con Gesù. Approfittiamo, dunque, di questo tempo di Quaresima, come opportunità per rinnovare la nostra disponibilità e il nostro impegno ad una conversione autentica. La grazia di Dio per portare a compimento questo cammino non mancherà.