Assisi – “Le giornate del nuovo umanesimo”, 21 gennaio 2017
«L’economia ha bisogno dell’etica per il suo corretto funzionamento; non di un’etica qualsiasi, bensì di un’etica amica della persona […]. [Occorre dunque] adoperarsi non solamente perché nascano settori o segmenti “etici” dell’economia o della finanza, ma perché l’intera economia e l’intera finanza siano etiche e lo siano non per un’etichettatura dall’esterno, ma per il rispetto di esigenze intrinseche alla loro stessa natura» (Caritas in veritate, n. 45).
- Premessa
“Di economia si vive. Ma di economia si può anche morire. Soprattutto quando l’economia smette di svilupparsi al servizio delle persone e specie quando i macro-progetti perdono di vista le storie e i volti delle persone al servizio dei quali l’economia deve porsi. Si muore soprattutto quando, in nome della salvezza dell’economia, si giustificano scelte che calpestano la dignità delle persone e si negano a queste i diritti fondamentali”. Scrivevo così in un contributo che ho preparato per il quotidiano Il Sole 24 Ore qualche mese fa. E in effetti, anche se è passato qualche tempo, basta limitarsi alle cronache di ogni giorno per prendere atto che il lavoro in Italia, specie quello dignitoso, malgrado l’impegno e i risultati, tuttora manca, o comunque è carente, al punto da essere oggi appannaggio di alcune categorie sociali e non di altre. Una scarsità che porta sempre più persone, impaurite dalla prospettiva di perderlo o di non trovarlo, a condividere l’idea che nulla sia più come è stato finora: dignità, diritti, salute finiscono in secondo piano in nome della difesa di quel poco di lavoro che ancora c’è. Si tratta di una deriva preoccupante favorita dal perdurare di una crisi economica stabilmente severa, da una disoccupazione che tocca diversi segmenti anagrafici e demografici (in particolare, i giovani, le donne e gli ultracinquantenni), e da un cambiamento tecnologico che da più parti viene definito in termini di ‘quarta rivoluzione industriale’. …. (testo completo)