Il susseguirsi di domeniche, feste e anni liturgici può provocare in noi assuefazione e abitudine, rischiando di far perdere significato al cammino che la Chiesa, proprio attraverso le varie tappe dell’anno liturgico, intende proporci. Quanti Avventi, quanti Natali… senza che qualcosa sia effettivamente cambiato dentro e attorno a noi! Talvolta poi, all’assuefazione e all’abitudine può aggiungersi anche la sfiducia e lo scoraggiamento, a causa delle tante difficoltà che incontriamo.
Ma alla nostra fatica Dio risponde ancora una volta con una chiamata radicale: “Casa di Giacobbe, vieni”, è l’invito di Isaia (prima lettura); “É ormai tempo di svegliarsi”, ammonisce Paolo (seconda lettura); “Vegliate! … state pronti!”, raccomanda Gesù (Vangelo).
Ascoltare questi inviti può aiutarci a non cedere alla tentazione, sempre in agguato, di chiuderci nelle nostre sicurezze o di lasciarci abbattere dalle nostre sconfitte. E l’Avvento è l’opportunità nuova che ci viene offerta dal Signore, come singoli e come comunità, per ridare colore ed entusiasmo alla nostra esperienza di fede. Per di più si tratta del primo Avvento subito dopo la conclusione del Giubileo della Misericordia. Un forte richiamo, dunque, per ciascuno di noi a ricominciare il cammino scandito dall’anno liturgico proprio all’insegna della misericordia, chiave di rinnovamento della nostra crescita cristiana e di tutta la Chiesa.
Fin dall’inizio dell’Avvento, vogliamo già tenere fermo lo sguardo sul Natale di Gesù, l’evento di gioia attraverso cui Dio Padre ci ha fatto conoscere il suo amore concreto, la sua volontà di non lasciarci da soli con le nostre sconfitte e tristezze. É proprio a partire dalla venuta di Gesù in mezzo a noi, quindi, che possiamo guardare al futuro senza paura e progettare in positivo al nostra vita.
E questo, nonostante il buio e le tenebre che spesso si addensano sulla nostra storia. Proprio come accade a Gerusalemme al tempo di Isaia. Essa vive una situazione desolante; in essa abbondano atteggiamenti di ingratitudine, di corruzione e di formalismo religioso. É nel bel mezzo di questa situazione che risuonano le parole cariche di speranza di Isaia (Is. 2,1-5). Ma perché tutto non si risolva in una pia illusione, impegniamoci a vivere l’Avvento come un tempo privilegiato per prestare attenzione alla Parola di Dio, accogliendo l’invito di Gesù: “Vigilate… tenetevi pronti!”. Vigilare su di sé, sulle proprie azioni, sulle motivazioni che ci spingono ad agire.
Facciamo nostro, dunque, l’invito di Isaia “saliamo al monte del Signore”. Facciamolo ponendo gesti concreti di speranza, spezzando il cerchio di pessimismo e l’aria pesante che tende ad impadronirsi di noi, sforzandoci di scoprire e dare voce al positivo e al bello che ci circonda! Maranathà, Vieni, Signore Gesù!