Galantino: non aspettate ricette pronte, ma proponetele dal basso
«Protagonisti», ma «non navigatori solitari». Ecco il compito e l’ invito che il segretario generale della Cei, il vescovo Nunzio Galantino, ha rivolto ai 250 partecipanti del convegno nazionale promosso dagli Uffici scuola e Irc della Cei, nella giornata conclusiva dei lavori svoltisi a Salerno, che si era aperta con la Messa presieduta dallo stesso Galantino. Il segretario generale della Cei è stato chiaro nel suo intervento a braccio. «Se voi aspettate che le indicazioni arrivino dalla Segreteria generale della Cei e poi ai vescovi, e infine agli uffici di curia – ha avvertito Galantino – si replicherà quanto accaduto nel 1976 dopo il Convegno ecclesiale di Roma, e cioè l’ impressione che l’ evento si fosse posto su un binario morto e che sulla linea principale transitassero altri convogli». Al contrario occorre riscoprire il valore e la bellezza di essere protagonisti, una sorta di «orgoglio del protagonismo all’ interno della Chiesa come preti e come laici» ha detto il vescovo invitando i presenti, una volta ripartiti da Salerno a «chiedersi ‘cosa posso fare?’ o ‘cosa mi viene chiesto? ». Insomma non un atteggiamento passivo, bensì propositivo, senza, però, cadere , avverte ancora Galantino, nell’ essere «navigatori solitari», quasi che l’ azione personale possa non tenere conto del contesto e delle persone che vi sono attorno. «Il protagonismo – ha precisato il segretario generale della Cei – è quello che vive una persona che è inserita nel contesto della Chiesa, protagonisti di uno stile che è quello che papa Francesco ha seguito nel discorso di Firenze». Uno stile, ricorda ancora il vescovo, che si è manifestato anche nel modo con cui il Papa ha parlato al Convegno di Firenze: «Quello che più mi ha colpito è stato lo sguardo del Papa alzato verso il Cristo della cupola del Brunelleschi. Più volte il Papa ha guardato in alto e ha incrociato il suo sguardo» con quello del Cristo». Ecco «tenere lo sguardo rivolto al Signore», soltanto così, prosegue nel suo intervento il vescovo Galantino, possiamo evitare «l’ autoreferenzialità» e «l’ autopromozione » nella nostra azione. E, parlando della Chiesa in uscita – termine molto caro a papa Francesco -, Galantino ha ricordato che «non è soltanto un fatto materiale, l’ uscire dalle sacrestie, ma anche dalla retorica, dai gratificanti luoghi comuni, dal politicamente corretto che ci rende irrilevanti, cioè non abbiamo più niente da dire agli altri». «Probabilmente anche per questo – aggiunge il segretario generale della Cei – la Chiesa, a sua vota, è invitata a non essere navigatrice solitaria in questa società». «È molto più facile continuare ad avere la propria lingua, i propri vestiti – spiega ai direttori degli uffici diocesani per la pastorale scolastica e l’ Irc -, così, di fronte alla complessità del mondo, nei nostri ambienti spesso si preferisce percorrere le tangenziali per non mischiarsi nel traffico delle strade, in cui c’ è di tutto. E questa è una tentazione che c’ è in alcuni ambiti della nostra vita ecclesiale, come c’ è chi pensa di risolvere le cose usando il latino, spesso non avendolo nemmeno studiato». Dunque, come detto da Galantino, riscoprire «l’ orgoglio del protagonismo» senza attendere ricette o soluzioni pronte. È il messaggio rivolto anche nelle relazioni finali dei responsabili dei due Uffici promotori della «tre giorni» di Salerno, don Daniele Saottini, responsabile del Servizio nazionale per l’ insegnamento della religione cattolica, e il professor Ernesto Diaco direttore dell’ Ufficio nazionale per l’ educazione, la scuola e l’ università. Per i direttori degli uffici diocesani il vero lavoro inizia quindi dal loro ritorno nelle comunità di appartenenza. Molte le sfide aperte, ma anche grande appare la potenzialità che la comunità cristiana sembra in grado di poter mettere in campo nel settore dell’ educazione. Un campo aperto, in cui la Chiesa ha molto da dire.
di ENRICO LENZI
Fonte: Avvenire – 14 aprile 2016 (pag. 17)