1. La centralità dell’uomo nel creato… partendo da Gen 1,27

Quando l’uomo approfitta del posto che Dio gli ha assegnato, comportandosi non come un amministratore fedele, ma dominando secondo le logiche del mondo, egli sfigura, in sé e negli altri, l’immagine divina impressa in lui e, illudendosi di diventare più potente e autonomo, si smarrisce e smarrisce la felicità, fine ultimo della sua esistenza. È questa la parabola della vicenda umana, descritta dal prosieguo del racconto genesiaco, e attuatasi in modo singolare negli ultimi secoli di vita dell’umanità. Grazie all’umanesimo, fiorito in Italia, a partire da Firenze, si è presa più viva coscienza della centralità e del valore dell’essere umano, delle sue legittime aspirazioni e dei suoi desideri profondi, che lo collocano al di sopra del reale. Tale accresciuta percezione del proprio valore, tuttavia, ha portato a un progressivo sentimento di indipendenza e autoreferenzialità nei confronti di Dio, divenuto presto un elemento marginale e accessorio.

A sesto giorno «Dio creò l’uomo a sua immagine» (Gn 1,27). Difficilmente riusciamo a scandagliare tutta la portata di questo asserto biblico, così semplice nella sua formulazione, ma infinito nella sua profondità e nelle sue conseguenze pratiche, per la vita del mondo e di ognuno di noi. Se l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio, egli è il vertice e il centro della creazione, ed è chiamato, come spiega immediatamente il testo della Genesi, a riempire la terra e a dominare sulle altre creature. Ben sappiamo che questo verbo, “dominare”, non allude in alcun modo all’atteggiamento di chi spadroneggia o fa uso, per il proprio interesse, dell’autorità di cui è investito. Al contrario, dominare significa porre ordine, guidare, assegnare a ogni cosa il suo posto, con spirito di servizio e con cura paterna, al modo di Dio stesso.  ….

» ROMA, 14 Gennaio 2016 – Unione Internazionale Superiore Generali – Un mondo da umanizzare