La celebrazione del Battesimo del Signore conclude il tempo liturgico del Natale, segnando contemporaneamente l’inizio della “vita pubblica” di Gesù.
Certamente il Battesimo del Signore non può essere posto sullo stesso piano del Battesimo che ciascuno di noi ha ricevuto. Non essendo segnato dal peccato originale, infatti, Gesù non aveva bisogno, come noi, di essere reinserito come figlio nella comunione con il Padre. Ma allora perché Gesù sceglie di ricevere su di sé questo segno penitenziale?
La liturgia colloca questa Solennità al termine del cosiddetto “ciclo delle manifestazioni”, per farci conoscere più profondamente chi è quel Gesù di cui, da poco, abbiamo celebrato la nascita.
Il racconto che ne fa l’evangelista Luca, in effetti, vuole comunicarci qual è il rapporto di Gesù con il Padre e, allo stesso tempo, con l’umanità intera. In altri termini, manifestandosi, Gesù ci fa conoscere il significato della sua missione: manifestare la bontà di Dio e il suo amore per gli uomini, che lo spinge a salvarli non per i loro meriti, ma unicamente per la sua misericordia (2a lettura).
Nel racconto di Luca, due particolari meritano speciale attenzione. Anzitutto il ruolo del popolo. Esso non è un elemento “decorativo” della scena, ma una componente sostanziale nell’evento. Prima di immergersi nell’acqua, infatti, Gesù si “immerge” nella folla. Vi si mescola, immedesimandosi con la sua condizione, condividendone l’esigenza di purificazione ed assumendone il bisogno di salvezza. Così facendo, Gesù conferma la logica dell’incarnazione, logica di totale solidarietà e condivisione della condizione umana. In qualche modo, quindi, una piena conferma del significato del Mistero del Natale. D’altra parte, unendosi al popolo che domanda il Battesimo a Giovanni, Gesù ne condivide anche il desiderio profondo di conversione e di radicale rinnovamento. E lo Spirito Santo che discende sopra Gesù testimonia che con Lui inizia un mondo nuovo, una “nuova creazione” di cui fanno parte tutti coloro che accettano Cristo nella loro vita. Anche per noi, dunque, rinati con Gesù nel Battesimo, valgono le parole del Padre: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”.
Un secondo particolare sottolineato da Luca è che, dopo l’immersione nel popolo e nel Giordano per il suo Battesimo, Gesù si “immerge” nella preghiera. La missione di Gesù vive di questo stretto legame con il Padre suo e con lo Spirito Santo. Essa è modello e tipo della missione della Chiesa, chiamata innanzitutto a rigenerarsi nella preghiera per poter vivere secondo il piano e lo stile di Dio, richiamato da Isaia (1a lettura).
In questa Solennità, dunque, rinnoviamo con convinzione e responsabilità le promesse del nostro Battesimo, impegnandoci a vivere quotidianamente in coerenza con esso.