Incontro con i sacerdoti
26 giugno – Diocesi di Lucera
Perché un “nuovo umanesimo”?
La nostra riflessione può partire da questo interrogativo: perché si parla di “nuovo umanesimo”? Perché la Chiesa italiana ha scelto di camminare e crescere nella fede percorrendo questo particolare itinerario?
Non è difficile trovare risposta a questi quesiti. Ci pensa la realtà stessa, infatti, a darci la giusta chiave di lettura. In effetti, lungi da ogni cervellotica elucubrazione “costruita a tavolino”, basta guardarsi attorno, tenendo sullo sfondo lo scorrere delle cronache quotidiane, per cogliere i molteplici segnali di un’umanità che appare sempre più “smarrita”, sempre più incapace di trovare punti comuni di riferimento, di dedizione consapevole alla costruzione del bene comune. Parafrasando le parole del sottotitolo della recentissima enciclica di Papa Francesco “Laudato si’” (LS), potremmo dire che la comunità umana fa fatica a prendersi cura della “casa comune”, che non consiste solo nell’ambiente fisico in cui viviamo (il pianeta), ma che innanzitutto è un “progetto” comune di vita, un modello “sostenibile” di convivenza umana e civile.
La mancanza di modelli antropologici condivisi, cui fare riferimento nel vivere comune, sta progressivamente disarticolando le strutture-chiave della società (identità, famiglia, patto sociale, equità, ecc…), portando così a una sostanziale “frammentazione” della comunità umana.
In questo quadro, fatalmente, prendono spazio individualismo ed egoismo, l’interesse personale sostituisce il bene comune e i fenomeni deteriori – corruzione, malaffare, violenza, discriminazione, ecc… – “emergono” come la punta di un iceberg. E più emergono, più c’è il rischio di assuefarsi ad essi, quasi fossero la condizione normale – o l’unica possibile – della convivenza umana.
Naturalmente, l’incapacità di costruire relazioni interpersonali autentiche (proprio perché si è smarrito un modello “autentico” di uomo) fa sentire i suoi effetti anche sul piano interiore, e quindi sull’apertura al trascendente, a Dio, diventando una delle principali radici della crisi religiosa in atto nella nostra società.
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